giovedì 14 marzo 2013

CHIARA LUBICH e i FOCOLARINI



Vedi: http://focolare.org/It/chiara_i.html
Chiara Lubich riabilitata. Da Scaraffia-Vian


Sulla prima pagina de “L’Osservatore Romano” del 25 marzo 2011 Lucetta Scaraffia ha scritto un profilo entusiastico di Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari, a tre anni dalla sua morte.

L’articolo ha per titolo: “Una rivoluzione femminile”. E questa è la sua conclusione trionfale, al presente storico:

“Con la sua straordinaria esperienza, Chiara – che parla alle assemblee dei vescovi, è ascoltata dai papi, viene accolta con gli onori di un capo di stato nei paesi che visita – realizza quello che i tempi richiedono anche alla Chiesa: riconoscere l’importanza del ruolo delle donne.

“Ma lo ottiene senza rivendicare diritti, senza nessuna asprezza. Lo ottiene dimostrando di sapersi meritare quell’autorità che le viene riconosciuta, come è stato per le grandi sante nella storia della Chiesa. La sua importanza nel cattolicesimo del Novecento è anche la prova di una rivoluzione femminile compiuta nel silenzio e nella modestia. Rimane il compito di prenderne atto”.
Lucetta Scaraffia è l’editorialista principe del giornale vaticano. Legatissima al suo direttore Giovanni Maria Vian.

Se però si torna indietro di appena qualche anno, al 2004, si scopre che sia l’una che l’altro non avevano affatto la medesima considerazione della fondatrice dei Focolari.

Quell’anno uscì un’opera in più volumi promossa dal ministero per le pari opportunità ed edita dall’Istituto Poligrafico dello Stato, col titolo: “Italiane”.

Lucetta Scaraffia era la curatrice dell’intera opera, assieme ad Eugenia Roccella.

E Giovanni Maria Vian era l’autore della voce: “Chiara Lubich”.

In quel suo scritto, nel tratteggiare il movimento fondato dalla Lubich, Vian dava risalto a due punti critici: “alla sua connotazione principale che si potrebbe definire di dialogo indiscriminato, su basi culturali e dottrinali piuttosto evanescenti, e a una sorta di culto della personalità nei confronti della fondatrice”.

E concludeva così il suo ritratto della Lubich:

“La sua figura – replicata da compagne e collaboratrici fino nei tailleur, nei foulard e negli inossidabili capelli grigi a caschetto – è ormai familiare, con il suo sorriso permanente, ai cattolici di tutto il mondo”.

 
Chiara Lubich
Da "Italiane. III", a cura di Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2004, pp. 159-160
di Giovanni Maria Vian

È l'unica donna fondatrice di uno dei movimenti cattolici sviluppatisi nella seconda metà del Novecento, anzi del più grande, quello dei "focolari".
Nata a Trento nel 1920 da una famiglia di tipografi, viene battezzata con il nome di Silvia. Il padre è socialista e il fratello Gino sarà partigiano e giornalista a "l'Unità". Diplomatasi nel 1938, fa la maestra elementare in Val di Sole e a Trento e s'iscrive all'università di Venezia, attratta dalla filosofia. Ma nel 1939, durante un incontro dell'Azione Cattolica a Loreto, si convince d'aver scoperto una via particolare per mettere in pratica il vangelo.
Così nel 1943 cambia il suo nome in quello di Chiara e fa voto di castità, confortata da quelle che considera rivelazioni soprannaturali, poi confluite in testi riservati a pochissimi intimi. L'episodio verrà considerato anche il momento di nascita del movimento, il cui nome ufficiale sarà Opera di Maria e che Chiara - così a lei ci si riferisce, con semplicità agiografica - progetta per "vivere e diffondere la fratellanza universale".
Nel 1944, mentre Trento è sotto i bombardamenti, va a stare con alcune compagne in un appartamento: è il primo "focolare" e da allora la vita della giovane maestrina si confonde con quella dei "focolarini".
Dopo la guerra, nel 1948 la fondatrice incontra il deputato democristiano Igino Giordani, che sarà il primo focolarino sposato e che soprattutto, grazie alle sue entrature politiche ed ecclesiastiche, si rivela così decisivo nel superare diffidenze e sospetti suscitati all'inizio della guerra fredda dal gruppo, guidato da una donna e rivolto al dialogo, da esserne poi considerato cofondatore.
Nel 1954 viene ordinato il primo prete del movimento: è Pasquale Foresi (figlio d'un altro parlamentare democristiano), altro cofondatore in seguito quasi dimenticato.
All'insegna della ricerca dell'unità tra i cristiani, con le altre religioni e nell'intera "famiglia umana", l'Opera di Maria s'insedia in altri paesi, compresi quelli comunisti, e finalmente il movimento - che comprende celibi e sposati, preti e religiosi - viene approvato nel 1962 da Giovanni XXIII e s'espande in tutto il mondo, con una trentina di piccoli villaggi (il primo fondato nel 1965 a Loppiano, presso Firenze) e una miriade di riviste, editrici, aziende, sotto la frequente denominazione di "città nuova".
Ci vogliono però quasi trent'anni per ottenere il riconoscimento pontificio degli statuti. Questo giunge nel 1990 sotto Giovanni Paolo II, strenuo sostenitore dei movimenti, anche i più controversi (dall'Opus Dei ai neocatecumenali), contro le critiche che imputano loro soprattutto tendenze esclusiviste e settarie.
Nei confronti dei focolarini questi appunti sono minori per le dimensioni assunte dal movimento, che dichiara oltre due milioni di aderenti e centinaia di vescovi simpatizzanti. Le critiche si rivolgono però anche alla sua connotazione principale, che si potrebbe definire di dialogo indiscriminato, su basi culturali e dottrinali piuttosto evanescenti, e a una sorta di culto della personalità nei confronti della fondatrice, secondo una tendenza peraltro molto diffusa.
Così il pontificato di Giovanni Paolo II significa per Chiara, che dal centro di Castelgandolfo presiede la galassia focolarina, il successo definitivo, consacrato dalla sua partecipazione in primo piano all'incontro che nel 1998 riunisce a Roma intorno al papa i nuovi movimenti, ma soprattutto dalla regola, consacrata negli statuti, che a capo dell'Opera di Maria sarà sempre una donna. E la sua figura - replicata da compagne e collaboratrici fino nei tailleur, nei foulard e negli inossidabili capelli grigi a caschetto - è ormai familiare, con il suo sorriso permanente, ai cattolici di tutto il mondo.

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