lunedì 30 settembre 2013

Animatori (dizionario)

Una delle esperienze più significative ed entusiasmanti che i giovani fanno in ambito ecclesiale è quello di mettersi al servizio dei più piccoli come animatori (specie nel tempo estivo, con i grest e i campi estivi).
Ma come formarli a questo ruolo così delicato? Vorrei indicare solo un elenco di attenzioni e qualche strumento per costruire un possibile percorso formativo.

TEMI fondamentali:
- CHI E’ L’ANIMATORE (motivazioni, ruolo educativo, doveri, obiettivi);
- CHI E’ IL DESTINATARIO (il bambino, le problematiche, le attenzioni da avere, le cose da evitare);
- IL GRUPPO degli ANIMATORI (l’affiatamento, la collaborazione, l’organizzazione e la struttura interna, il rispetto e la verifica);
- IL GIOCO (importanza, attenzioni, suggerimenti, rischi);
- LAPREGHIERA e i messaggi educativi;
- GLI ALTRI STRUMENTI DI ANIMAZIONE: ballo, teatro, scenografia, laboratori;
- ALTRO (rapporto con gli altri operatori adulti e con il responsabile; in piscina e/o in gita; a mensa…) 

sabato 28 settembre 2013

SCONFIGGERE LA MORTE. Alberto Maggi "Siamo tutti schiavi del più grande tabù"

La malattia, le cure, la guarigione quando sembrava non ci fosse speranza Il teologo "eretico" smonta attraverso l'esperienza personale la paura che l'uomo ha esorcizzato
Alberto Maggi "Siamo tutti schiavi  del più grande tabù"
La Repubblica, 27.9.13

MONTEFANO - Alberto Maggi ha visto la morte da vicino. Ma poiché, oltre che frate, raffinato teologo e religioso spesso accusato di "eresia", è un uomo spiritoso, il titolo del libro che dà conto di quell'esperienza, uscito da poco per Garzanti, suona: Chi non muore si rivede."Avevo appena ultimato un saggio sull'ultima beatitudine. La morte come pienezza di vita, ma sentivo che mancava qualcosa. Poi sono stato ricoverato d'urgenza per una dissezione dell'aorta: tre interventi devastanti, settantacinque giorni con un piede di qua e uno di là. È stato allora che ho capito cosa mi mancava: l'esperienza diretta e positiva del morire. E ho anche capito perché San Francesco la chiami sorella morte: perché la morte non è una nemica che ti toglie la vita, ma una sorella che ti introduce a quella nuova e definitiva.
Nei giorni in cui ero ricoverato nel reparto di terapia intensiva, con stupore mi sono accorto che le andavo incontro con curiosità, senza paura, con il sorriso sulle labbra. Oltretutto percepivo con nettezza la presenza fisica dei miei morti, di coloro che mi avevano preceduto e ora venivano a visitarmi... Chissà perché quando qualcuno muore gli si augura l'eterno riposo, come se si trattasse di una condanna all'ergastolo. Io penso invece che chi muore continua a essere parte attiva dell'azione creatrice del Padre".

Fatto sta che oggi si persegue tutt'altro sogno, quello di una tendenziale immortalità garantita dalle biotecnologie.

venerdì 27 settembre 2013

Angeli (dizionario)

Chi sono gli angeli e che missione hanno?
La teologia attuale sembra essersi dimenticata di loro, e tuttavia sono sempre più presenti nelle credenze della gente, anche dei non cristiani

 

Gli angeli sono creature di Dio. La loro missione fondamentale è lodare Dio e favorire la salvezza degli uomini. Nella Bibbia appaiono come messaggeri di Dio per aiutare gli uomini.

1. Lo spiritismo, la New Age, l'esoterismo e anche il credere negli extraterrestri hanno riportato di moda gli angeli. Viene dato loro un nome, vengono invocati, si afferma di sperimentare la loro presenza.

Non c'è dubbio: il fenomeno degli angeli si è guadagnato un posto di primo piano per l'esperienza di migliaia di persone che credono di aver avuto un contatto con loro o di averli sperimentati. Apparizioni, fenomeni extrasensoriali, guarigioni, salvezza in situazioni di pericolo..., perfino contatti extraterrestri. Si possono trovare anche manuali per imparare a comunicare con loro.
Curiosamente, né nei dizionari più moderni di Teologia né nelle collezioni di manuali più recenti si dà importanza all'angelologia. Ancora una volta, per quanto riguarda certi temi, la teologia cammina parallelamente rispetto agli interessi della nostra società?

A quanto sembra, l'interesse per il tema degli angeli ha sperimentato tre ondate o momenti forti: uno classico, che fa riferimento agli angeli nel mondo antico e arriverebbe, incluso il Nuovo Testamento, fino al Medioevo; un altro momento forte dal Medioevo alla II Guerra Mondiale; la terza ondata è quella attuale, nella quale gli angeli sono tornati in modo particolare attraverso le manifestazioni artistiche: musica, film, televisione, libri, incontri personali.

2. L'interesse per gli angeli può essere una risposta al materialismo soffocante e alla necessità di trascendenza.

lunedì 23 settembre 2013

Aldilà. Il caso dell’«anima» fra immortalità e/o risurrezione

di Gianfranco Ravasi, Avvenire, 22.9.13

«Tra voi e il cielo non vedete altro che la pala del becchino». Così polemizzava il filosofo russo Piotr J. Caadaev (1794-1856) nei confronti del materialismo ottocentesco. Il guardare oltre la tomba è, invece, insito nel messaggio pasquale cristiano fin da quella significativa interpellanza rivolta dal messaggero divino alle donne nell’alba di Pasqua: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Luca 24,5). Da secoli la teologia cristiana cerca di andare oltre quella pala che seppellisce un cadavere e ha adottato sia la categoria biblica della «risurrezione» sia quella apparentemente alternativa della «immortalità» classica greca. Proprio per la sterminata complessità e articolazione di questa riflessione, ora ci accontentiamo solo di una sorta di nota interpretativa generale. Infatti, affacciarsi sull’aldilà è possibile, in sede teologica cristiana, solo a patto di «un energico sforzo intellettuale per non mummificare il pensiero in sepolcri concettuali e per cogliere della verità non le morte spoglie, ma la scintilla perennemente vivente», come suggeriva in modo un po’ sontuoso ma efficace Andrea Vaccaro, uno studioso di filosofia e teologia nel suo bel volumetto Perché rinunziare all’anima? (Edb). Sicuramente è necessario e corretto operare una certa 'deplatonizzazione' della visione cristiana tradizionale, operazione di pulizia condotta con vigore soprattutto da vari teologi protestanti tra i quali spiccano Karl Barth e Oscar Cullmann. Di quest’ultimo è significativo il breve saggio, pubblicato nel 1956 e accolto con successo, Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti? (Paideia). Un interrogativo a dilemma, di cui è facile intuire la scelta compiuta dal teologo di Basilea. Tuttavia, non si può dimenticare neppure quello che osservava l’allora teologo Joseph Ratzinger nella sua Escatologia. Morte e vita eterna (Cittadella): «Il concetto di anima, quale è stato usato nella liturgia e nella teologia fino al Vaticano II, ha in comune con l’antichità altrettanto poco quanto il concetto di risurrezione. Esso è un concetto specificamente cristiano» e, proprio per questo, non può facilmente essere abbandonato o espunto dalla riflessione teologica. Tirando, allora, le fila del lungo itinerario teologico sull’oltrevita cristiano, riconoscendo le difficoltà di una sintesi che riesca a far combaciare prospettive differenti, potremmo tentare un bilancio molto essenziale. 

domenica 22 settembre 2013

Amore (dizionario)

“Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire”.
Jim Morrison (1943 – 1971)

A… come AMORE
Dal Dizionario spirituale del cardinal C.M.Martini, pag.18

Chiamo amore quell’esperienza intensa, indimenticabile e inconfondibile che si può fare soltanto nell'incontro con un'altra persona.
Non c'è quindi amore con una cosa astratta, con una virtù. Non c'è amore solitario. L'amore suppone sempre un altro e si attua in un incontro concreto. Per questo l'amore ha bisogno di appuntamenti, di scambi, di gesti, di parole, di doni che, se sono parziali, sono tuttavia simbolo del dono pieno di una persona ad un'altra.
Amore è dunque incontrare un'altra persona scambiandosi dei doni, è esperienza in cui si dà qualcosa di sé e c'è più amore quanto più si dà qualcosa di sé.
L'amore è un incontro in cui l'altro ci appare importante, in un certo senso più importante di me: così importante che, al limite, io vorrei che lui fosse anche con perdita di me. Uno scopre di essere innamorato quando si accorge che l'altro gli è divenuto, in qualche modo, più importante di se stesso. Per questo l'amore realizza qualcosa che potremmo chiamare un'estasi, un uscire da sé, dal proprio tornaconto: una sorta di estasi in cui io mi sento tanto più vero e tanto più autentico, tanto più genuinamente io quanto più mi dono, mi spendo e non mi appartengo più in esclusiva.

Dalla LETTERA ENCICLICA DEUS CARITAS EST di BENEDETTO XVI (2005)

venerdì 20 settembre 2013

AMICIZIA (Dizionario)


L’amicizia è una delle esperienze più significative del giovane, quella che gli permette di uscire dal guscio dei genitori ed iniziare l’avventura dell’essere autonomi. L’amicizia è fondamentale per costruire la propria identità sessuale così come per imparare il linguaggio delle emozioni. Ma chi è l’amico “vero”? Solitamente si riconosce di avere tante amicizie, ma pochi amici veri. Questi sono colori di cui ci si fida e con cui ci si confida, con cui ci si confronta e su cui si conta. L’amico, dice la Bibbia, è un tesoro, un balsamo di vita, colui che ti sta accanto anche nelle difficoltà, colui che cammina con te, che ti rialza quando cadi...Aggiungerà Gesù: sono vostro amico perché desidero il meglio per la tua vita, perché do la mia vita per te.
Il celebre episodio del Piccolo Principe che incontra la volpe ci ricorda infine che tra amici ci si “addomestica”, si creano cioè legami tali da aver bisogno gli uni degli altri, si diventa custodi degli altri, capaci di vegliare su di loro. 

ENZO BIANCHI:

giovedì 19 settembre 2013

ADORAZIONE EUCARISTICA (Dizionario)

Papa Francesco: dall'OMELIA Basilica di San Paolo Fuori le Mura (14 aprile 2013)

Bisogna vivere un rapporto intenso con Gesù, un’intimità di dialogo e di vita, così da riconoscerlo come “il Signore”. Adorarlo!
Vorrei che ci ponessimo tutti una domanda: Tu, io, adoriamo il Signore? Andiamo da Dio solo per chiedere, per ringraziare, o andiamo da Lui anche per adorarlo? Che cosa vuol dire allora adorare Dio? Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte. Ognuno di noi, nella propria vita, in modo consapevole e forse a volte senza rendersene conto, ha un ben preciso ordine delle cose ritenute più o meno importanti. 
Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere; adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita; adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia.

Questo ha una conseguenza nella nostra vita: spogliarci dei tanti idoli piccoli o grandi che abbiamo e nei quali ci rifugiamo, nei quali cerchiamo e molte volte riponiamo la nostra sicurezza. Sono idoli che spesso teniamo ben nascosti; possono essere l’ambizione, il carrierismo, il gusto del successo, il mettere al centro se stessi, la tendenza a prevalere sugli altri, la pretesa di essere gli unici padroni della nostra vita, qualche peccato a cui siamo legati, e molti altri. 


COSA E’ L’ADORAZIONE

mercoledì 18 settembre 2013

ACCOGLIENZA degli STRANIERI (Dizionario)

ACCOGLIENZA degli STRANIERI (2° domenica del T.O.: giornata dei migranti)

La seconda domenica del tempo ordinario è dedicata ai migranti e ci invita a riflettere sul delicato tema dell’accoglienza degli stranieri. Ne ha parlato, fra gli altri, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e attuale ministro della cooperazione internazionale, in un bell’articolo dal titolo “Stranieri. Come andare d’accordo” (Avvenire 10.4.11). Ricorda il nostro passato di popolo emigrante, per secoli “bianco ed omogeneo” a differenza di quanto avveniva in Francia e in Gran Bretagna “cuore di imperi coloniali con una cultura coloniale che guardava a genti diverse. (…) l’Italia era fino al secondo dopoguerra un Paese di emigrati, che conosciuto il dolore dell’abbandono e la fatica dell’integrazione. Gian Antonio Stella, nel libro L’orda, quando gli albanesi eravamo noi, ce lo mostra in modo efficace. È un libro che aiuta ad essere meno smemorati. Siamo figli e nipoti di emigrati. Del resto, per ex emigrati è difficile accettare nuovi emigrati. Spesso si dà luogo alle guerre tra i poveri. (…)
Oggi l’Italia ha 60.387.000 cittadini e 4.500.000 (Istat nel 2008) emigrati, con uno dei più bassi tassi di natalità al mondo e con speranza di vita di 78,8 per gli uomini e di 84,1 per le donne. (…) Oggi il futuro sembra invaderci senza che possiamo guidarlo. Assume l’aspetto degli stranieri che sbarcano sulle nostre coste o in aree delle nostre città. Talvolta – ed è paradossale – assume il volto dei rom. Davvero paradossale, perché questi sono solo 180.000, di cui la metà italiani e, per metà, bambini. Eppure diventano un catalizzatore di insicurezza”

domenica 8 settembre 2013

MARIA DI NAZARET: VERGINE, MADRE E SPOSA

Mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto
Annunciazione

Carissimi, per prepararci all’Anno della Fede indetto da Papa Benedetto XVI a partire dall’11 Ottobre prossimo, ho scelto di riprendere in questa Quaresima 2012 la riflessione su Maria, vergine, madre, sposa. Il Suo esempio di credente, la Sua unicità di Madre del Figlio di Dio venuto nella carne, la Sua intercessione presso il Signore, aiutino tutti noi a ravvivare la nostra fede, a crescere in essa e a testimoniarla agli altri, specialmente a chi non ha il dono di credere. Maria, poi, realizza perfettamente ciò che l’Autore della Lettera agli Ebrei ci esorta a vivere e su cui il Santo Padre ci ha invitato a riflettere in questa Quaresima: “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (Ebrei 10,24). L’intercessione di Maria ci ottenga di vivere una carità sempre più grande! Accompagnandovi con la preghiera fedele, auguro a tutti un cammino quaresimale ricco di frutti di conversione e di grazia!
Chi è Maria nel suo profilo di donna, di credente, di testimone del Messia Gesù? Che cosa dicono ai discepoli di Lui la vita, le opere e la fede di Lei? Come ha vissuto il suo rapporto con Dio e le sue relazioni umane e come può esserci così di esempio e di aiuto? Proverò a rispondere a queste domande seguendo i passi della Madre del Signore secondo quanto la discrezione dei Vangeli ci consente di farlo, dischiudendo allo sguardo della fede gli abissi del mistero.

1. Una donna ebrea dalla fede profonda

giovedì 5 settembre 2013

Aborto (voci di un nuovo dizionario pastorale)

Aborto (la difesa della vita nascente)
Perché la Chiesa è così intransigente verso qualunque forma di aborto? Qualche volta la vittima più sofferente è proprio la donna che chiede di abortire. Perché infierire ancora su di lei con una condanna?
E’ una domanda raccolta dal settimanale Famiglia Cristiana, una delle tante che vengono poste alla Chiesa criticata per la sua condanna così ferma e forte contro l’aborto tanto da scomunicare chi lo procura. La risposta è affidata al teologo Giordano Muraro che mette prima in chiaro il significato della parola:
Possiamo essere d’accordo che l’aborto è la soppressione di un essere vivente e vitale. Vivente, perché le cellule che formano lo zigote e l’embrione sono realtà vive, e vitale perché sono animate da una energia viva, aperta a un ulteriore sviluppo”.

La questione successiva è quella nodale: “Ma si può affermare che appartiene all’umano?"
Certamente, perché il suo Dna è specificamente umano, distinto da ogni altro Dna. Si può dire che è una persona umana, per cui la sua soppressione è la soppressione di una persona? Qui i pareri si diversificano. Alcuni sostengono che è già un essere umano, altri che è semplicemente un progetto di uomo. E c’è una bella differenza tra la distruzione di un progetto (anche se è sempre spiacevole, specialmente se è un progetto importante), e la realtà rappresentata dal progetto. Una cosa è distruggere il progetto di un palazzo, altra cosa è distruggere un palazzo.
Qui si equivoca sul termine progetto. Se io lascio il progetto di un palazzo nel cassetto di un architetto, dopo nove mesi non trovo un palazzo, ma continuo a trovare delle linee sulla carta e null’altro. Ma se io lascio la realtà concepita nel seno della madre e non intervengo per distruggerla, dopo nove mesi trovo un bambino vivente con una grande voglia di vivere.
Per questo devo concludere che l’aborto distrugge non solo la realtà che in quel momento esiste, ma distrugge anche il potenziale di vita che già esiste in quella realtà e che la muove a essere prima un embrione, poi un feto, poi un nato, poi un bimbo, poi un adolescente, poi un uomo maturo che a sua volta è capace di iniziare e portare a termine delle vite umane”.

domenica 1 settembre 2013

Carlo Maria Martini, ad un anno dalla morte

Il cardinal Martini nel gennaio 1995Il miracolo discreto di Carlo Maria Martini di Armando Torno, CORRIERE DELLA SERA 30.8.13

Il 31 agosto dello scorso anno il cardinale Carlo Maria Martini moriva. La notizia non giunse all'improvviso. Nei giorni precedenti le voci si erano rincorse e il porporato aveva avuto modo di accorgersi. Anzi, confidò qualcosa alle persone a lui più vicine sul grande passo, su quell'andare oltre il muro d'ombra che circonda ogni vita. Il Parkinson non gli dava tregua da anni e si era accanito negli ultimi tempi. Mese dopo mese sua eminenza - lo chiameremo in tal modo, anche se lui preferiva semplicemente l'appellativo di padre - rinunciava a qualcosa. Toccò anche alla voce. Comunicava con il mondo grazie a don Damiano Modena, che lo assisteva giorno e notte dal settembre del 2009; era lui, insomma, che sapeva «tradurre» quello che il cardinale riusciva ad esprimere con molto sforzo. Con soffi, bisbigli, sovente rantoli. Eppure chi si recava in visita da Carlo Maria Martini, ormai stabilitosi in due piccole stanze dell'Aloisianum di Gallarate, riceveva sempre un dono. A volte era un insegnamento di esegesi biblica, altre volte giudizi sulle cose del mondo che egli riusciva a cogliere con prospettiva privilegiata (indimenticabili quelli sulla musica di Mozart o sulla vita della Chiesa), altre ancora era un libro. Uno dei tanti che ancora curava o che raccoglievano suoi scritti. L'ultimo era consacrato alle preghiere e la dedica a penna che ad esso poneva era un ulteriore invito: «Pregate!». Un imperativo che compendiava la sua vita di gesuita, la missione a cui si dedicò, i forti esercizi di Sant'Ignazio, il dialogo che aveva aperto con le altre religioni, gli intensi studi sui testi papiracei del Nuovo Testamento, il confronto serrato con i non credenti ai quali chiese con umiltà di spiegargli le ragioni del loro distacco da Dio. A un anno di distanza dalla sua scomparsa ci si rende conto che Martini continua a testimoniare, a suggerire, ad essere un riferimento. Nel Duomo di Milano la sua tomba ha, dal giorno dei funerali, sempre candele accese e non mancano in nessuna ora del giorno persone che sostano in raccoglimento.