lunedì 30 novembre 2015

I DIECI COMANDAMENTI (una mia introduzione schematica)


o DECALOGO = le 10 parole scritte, secondo la tradizione, sulle tavole della legge (di pietra) da Dio stesso sul monte Sinai e consegnate a Mosè e conservate nell’Arca dell’Alleanza.

Due versioni: Esodo 20,2-17 e Deuteronomio 5,6-21 (con poche varianti).

Due parti: relazione con Dio (1-3) e relazione con gli altri (4-10)

Contesto: Mosè (circa 2000 anni prima di Cristo), libro dell’Esodo: racconta il cammino di LIBERAZIONE dalla schiavitù d’Egitto (dove avevano tutto e che, a momenti alterni, rimpiangono mormorando contro Dio e contro Mosè), cammino che richiede di passare per 40 anni (una vita!) nel deserto (luogo delle tentazioni, dei bisogni, delle privazioni, ma anche luogo dell’intimità, della scoperta di sé, dove assaporano la prima esperienza di libertà e di protezione da parte di Dio che li guida verso la Terra Promessa.

Introduzione: “Io sono il Signore tuo Dio che ti fece uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi”

1° lezione: I NO CHE AIUTANO A CRESCERE e a diventare liberi: non tutto ciò che vogliamo fa bene e ci fa bene. Non tutto ciò che vogliono i vostri figli fa loro bene. E’ gratificante farli contenti accogliendo le loro inesauribili richieste (un pedagogo parla di “piccoli tiranni” che sanno come ottenere tutto giocando spesso sui sensi di colpa dei genitori)

Ma quanti no dobbiamo dire per il loro bene, e che fatica!

“Oggi non voglio andare a scuola”. “NO, ci vai per il tuo bene, è il tuo dovere!”

“Esco e non so quando torno”. “NO, per il tuo bene devo sapere cosa fai, con chi ti vedi e devo darti un orario”

“A Messa non ci voglio andare perché mi annoio e preferisco dormire”. “NO, per il tuo bene tu ci vai e noi con te. Ci sono cose importanti che è giusto fare (perché ci fanno bene) anche se a volte sembrano noiose. Quando sarai indipendente allora sceglierai da solo cosa è bene per te. Fino a quel momento sono chiamato ad aiutarti a scegliere”.

Esempio del TIRO ALLA FUNE dove dobbiamo fare la nostra parte (e loro la loro) e mai lasciare di botto la presa, altrimenti dall’altra parte si fa un capitombolo.

Dobbiamo essere coerenti e costanti: fare ciò che si dice. Per il loro bene! Non alternare giornate di inflessibilità con altre in cui gli si permette tutto.

Il figlio cerca di capire qual è il limite e tenderà a spingere sempre di più per vedere se può andare oltre. Vi sfida, vi prova: è il mestiere dell’adolescente (fragile e spavaldo).

La libertà si conquista un po’ alla volta, con la maturazione che ci rende padroni dei nostri stessi capricci, emozioni, desideri, istinti, ma che sia il frutto ragionato di ciò che realmente voglio, credo, ritengo sia il mio bene (e quello degli altri).

Ci ricorda San Paolo: quante volte “non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio” (Rm 7,19).

Per essere liberi non occorre emanciparsi (“liberarsi”) dall’autorità di Dio, dei genitori, degli altri. Non sono loro a limitare la mia libertà, ma IO STESSO: sono io che, nell’illusione di vivere meglio senza Dio e senza gli altri, mi ritrovo più debole, in balia dei capricci e delle voglie, incapace di fare ciò che voglio, dipendente dai vizi e da sostanze che mi inebriano e che, per pochi istanti, sembrano liberarmi dal peso della vita.

Senza Dio mi ritrovo senza forze e in balia degli IDOLI: al posto di Dio metto il denaro, il potere, la carriera…il cellulare, lo sport, il computer… e divento schiavo loro, loro adulatore.

Dio ci invita ad un cammino di libertà e di umanizzazione, cioè capace di renderci più umani (e l’uomo vive in relazione con gli altri: con Dio, con i familiari, con chi ci sta accanto).

Ma devo avere di Dio una fede purificato: non credere in un Dio padrone che mi controlla dall’alto e che mi offre doni se faccio il buono, punizioni se faccio il cattivo. Dio non mi spadroneggia, ma mi ama come un padre buono; non cerca di servirsi di me (e del resto cosa potrei offrirgli che lui non ha?), ma si mette al mio servizio; non vuole nulla, ma mi dona tutto; non vuole limitare la mia libertà, ma desidera fare di me un figlio felice, libero, autentico. Tutto questo ci ha mostrato e insegnato, in parole ed opere, Gesù Cristo. E la solennità di Cristo Re dell’universo è proprio la dimostrazione lampante di questo discorso.

Tuttavia per avere relazioni autentiche e buone c’è bisogno di saper dire dei no, c’è bisogno di cura, fatica, perdono, sopportazione…

Non c’è spazio per vivere relazioni autentiche se rinneghiamo i nostri genitori (e il nostro passato), se uccidiamo (anche solo con la lingua e col disprezzo), se non rispettiamo la fedeltà promessa al coniuge, se usiamo dell’altro come fosse un oggetto a nostra disposizione, se rubiamo o inganniamo (o accusiamo) mentendo, se bramo di toglierti ciò che ti appartiene, prima di tutto il tuo coniuge..

Come posso in tutti questi casi fidarmi di te? E senza fede non c’è relazione.

Gesù indicherà i comandamenti relativi al rapporto con gli altri dicendo: “fai questo e vivrai”: sono comandamenti necessari per vivere umanamente. Per vivere da Figli di Dio (divinamente!), Gesù ci chiederà di andare ancora oltre e ci affiderà il COMANDAMENTO NUOVO (che, se vissuto, garantisce di vivere una esperienza di paradiso in terra): “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, comandamento che parte dalla REGOLA D’ORO che solo lui pone in positivo (“Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”).

 

TESTO classico (di facile memorizzazione)

Ascolta Israele! Io sono il Signore Dio tuo:

1.   Non avrai altro Dio all'infuori di me.

2.   Non nominare il nome di Dio invano.

3.   Ricordati di santificare le feste.

4.   Onora il padre e la madre.

5.   Non uccidere.

6.   Non commettere atti impuri.

7.   Non rubare.

8.   Non dire falsa testimonianza.

9.   Non desiderare la donna d'altri.

10. Non desiderare la roba d'altri.

 

TESTO biblico (Esodo):

[2] Io sono il Signore, tuo Dio, che ti fece uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa degli schiavi.

[3] non avrai altro Dio all'infuori di me.

[4] Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.

[5] Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,

[6] ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.

[7] Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.

[8] Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:

[9] sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;

[10] ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.

[11] Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.

[12] Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.

[13] Non uccidere.

[14] Non commettere adulterio.

[15] Non rubare.

[16] Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

[17] Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.

 

Per approfondire:

CCC (Catechismo della Chiesa Cattolica): 2052-2557

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